Brian Mc Cormack nasce a Craigellachie (Scozia) il 16/2/1154.
Terzo di quattro fratelli, sin da bambino mostrò un carattere vivace e
curioso ma in generale abbastanza buono e tranquillo.
Capitava però
a volte che non sopportasse le provocazioni, anche dei ragazzi più
grandi, e che perdesse il controllo, vittima di una furia inarrestabile.
Questa sua peculiarità
fece sì che in generale nessuno osasse attaccare briga con lui,
portandolo spesso a sopravvalutarsi.
Inoltre i ragazzi
cominciarono a trascurarlo e a non coinvolgerlo più nei loro scherzi
e nei loro giochi; come conseguenza Brian si chiuse in se stesso e cominciò
a passare sempre più tempo a studiare presso il monastero della
vicina città di Elgin o a vagare per le Highlands.
Nel tempo rimanente Brian aiutava la famiglia o si allenava sotto la guida
dello zio Jacob, sperando un giorno di poter provare il suo valore in battaglia
come suo padre Richard e il suo bisnonno Angus, che parteciparono rispettivamente
alla prima (1096-1099) e alla seconda (1147-1149) crociata.
Questi aspetti
della sua adolescenza influirono moltissimo sul suo carattere, abituandolo
a contare fondamentalmente su di sé, arricchendo la sua cultura
e migliorando le sue abilità.
Fu però
soprattutto un incontro, all’età di 17 anni, a cambiare la sua vita:
una sera, vagando nei dintorni di Craigellachie, vide una bellissima ragazza
che sedeva da sola lungo il ciglio di un sentiero, al limitare di un bosco.
Candida come
la neve, i suoi capelli erano color miele, i suoi occhi verdi come i prati
delle Highlands, la sua voce il canto di un ruscello, e il suo viso… quello
di un angelo.
Si sentivano
altre voci oltre la sua, ma Brian non poteva vedere nessun altro, né
udire chiaramente di cosa stessero parlando.
La sera successiva,
incuriosito dall’accaduto, si recò nello stesso luogo di buon’ora
e si sedette ad aspettare.
Dopo poco tempo
arrivò la ragazza, visibilmente turbata dalla sua presenza.
“Cosa fai qui?” chiese lei.
“Ti aspettavo. Ieri sera ti ho sentito parlare con qualcuno che non ho visto,
e mi sono incuriosito. Tra l’altro, non mi sembra che tu sia della zona.”
“Hai ragione, ma non mi sembra che ciò sia una cosa che ti riguardi.”
“È vero, ma sono curioso per natura. Io mi chiamo Brian Mc Cormack, e vivo
nel castello. Scusami se sono stato importuno.”
“Non importa, non fa niente. È solo che sono tornata qua dopo tanto tempo per
rivedere i miei genitori, e sono un po’ nervosa. Se vuoi puoirestare
a tenermi compagnia, ma devi promettermi di non aprire bocca. Ah, dimenticavo,
mi chiamo Lune.”
“Un nome appropriato alla tua bellezza, devo dire. Comunque, se mi dici come
si chiamano i tuoi genitori, forse posso aiutarti: conosco quasi tutti
nella zona.”
“Sono sicura che tu non li conosca. E ora stai zitto, stanno arrivando!”
Effettivamente
si sentiva la presenza di qualcuno, ma non si vedeva niente di strano.
“Finalmente
ci rivediamo, figlia mia! Da molto aspettavo questo momento, e quando ieri
mi hanno detto che una ragazza mi cercava, speravo che fossi tu. Vedo,
tra l’altro, che sei in compagnia del piccolo Mc Cormack.”
La voce veniva
da un punto imprecisato tra gli alberi, ma non aveva un proprietario.
“L’ho appena
conosciuto, ma mi sembra un bravo ragazzo, padre. Non penso che ci siano
problemi nel farti vedere. E anche tu, madre” disse Lune.
Due figure si
materializzarono dal nulla.
Brian rimase
a bocca aperta: davanti al lui si erigevano le creature più belle
che avesse mai visto.
Di una bellezza
ultraterrena, due… fate!
“Non ti preoccupare, piccolo Mc Cormack, non ti rapiremo né faremo alcun
male. Siamo qui solo per rivedere la piccola umana che abbiamo allevato
con cura, e che abbiamo dovuto lasciare 5 anni fa, visto che non poteva
vivere tra di noi. Sappi che è un grandissimo onore per te poterci
vedere.
E tu, figlia
mia, sono contento che ci abbia ritrovato. Vieni tra le mie braccia!”
Lune era, infatti,
una ragazza umana che, persi i genitori naturali in tenera età,
era stata allevata dalle fate.
Si era però
reso necessario allontanarla quando all’età di 13 anni non era più
in grado di vivere con loro, ed era stata pertanto affidata ad una coppia
di anziani umani.
Alla loro morte
Lune si era messa alla ricerca di chi l’aveva allevata e finalmente, all’età
di 18 anni, li aveva ritrovati.
Dopo quella volta Brian e Lune presero a frequentarsi e nel 1174 decisero di
sposarsi, andando a vivere in una casa tra le colline, incontrandosi talvolta
con i genitori di Lune.
La sua vita
proseguì così per altri due anni, finché un giorno,
tornato nella sua abitazione alla sera, una scena terribile gli si presentò
agli occhi: un uomo, vestito da alto prelato, stava violentando Lune, aiutato
da alcuni altri individui.
Accortosi del
suo arrivo, il prete si voltò e disse: “È lui il compagno di questa
donna posseduta dal demonio! Uccidetelo, e il nostro signore vi ricompenserà!”.
Immediatamente
quattro uomini si gettarono contro Brian, che lottò come un leone:
due degli aggressori finirono al tappeto, prima che gli altri riuscissero
spingerlo giù per la scarpata che si trovava di fronte alla casa,
perdendo i sensi.
Al suo risveglio Brian si rese conto di essere gravemente ferito, ma riuscì
a trascinarsi fino alla casa.
Lune giaceva
a terra, morta.
Le forze
lo abbandonarono, ma prima di svenire nuovamente giurò con tutta
la rabbia che aveva in corpo di vendicarsi di quel prete, anche a costo
di sfidare il Cielo stesso…
Era il
giorno 8/6/1176, e a Brian Mc Cormack veniva data la possibilità
di compiere la sua vendetta: un membro del clan Brujah, che stava visitando
la zona alla ricerca di qualche nuovo aiutante, vide tutta la scena, e
decise che quel ragazzo poteva essere una valida aggiunta al clan.
Brian si risvegliò
nella roccaforte del clan.
Al suo fianco
c’era sua sorella minore Christine, cui era molto legato, che lo accudiva.
“Temevo che
non aprissi più gli occhi! Quando sei stato portato qui, eri già
pallidissimo, e pensavamo che fossi morto, visto che non respiravi più.
Ma questo cavaliere, che ti ha salvato, ha continuato e ripeterci che ti
saresti risvegliato, e aveva ragione!”
Solo allora Brian notò che in un angolo della stanza c’era un uomo vestito
di nero.
L’uomo chiese
a Christine di uscire, ed essa obbedì.
“Mi spiace per
la ragazza, ma ho potuto salvare solo te. Passavo di lì per caso
quando ti ho visto risalire la scarpata, e ti ho sentito urlare.
E ho esaudito
il tuo desiderio; potrai compiere la tua vendetta, ma prima dovrai seguirmi.
Ho bisogno del
tuo aiuto, e tu hai bisogno dei miei insegnamenti.
Ora alzati,
ti assicuro che sei in perfette condizioni fisiche, ho bisogno di parlarti
dove nessuno ci possa sentire e di spiegarti alcune cose.”
Brian si recò
sulle colline con l’uomo, presentatosi come François Villon.
“Come ti ho
già detto, ti ho messo in condizione di poterti vendicare, saresti
morto se non fossi intervenuto.
C’è però
un prezzo da pagare, e non parlo dell’aiuto che dovrai fornirmi.
Adesso la tua, come la mia, è una non - vita: sei condannato a vivere come
un predatore notturno, non vedrai più la luce del sole, cesserai
di esistere solo con gran difficoltà. Sei un vampiro.
Ora dimmi: sei disposto ad andare avanti?”
Brian aveva detto di essere pronto a vendere l’anima al diavolo, ma non pensava
di poterci arrivare tanto vicino; la non - vita eterna sarebbe stato il
prezzo da pagare per la sua vendetta, un prezzo che avrebbe pagato volentieri.
“Bene, allora.
Partiremo domani notte, dopo il funerale della tua donna, che avrai cura
di far svolgere dopo il tramonto.
Hai molte cose
da imparare, perciò per ora chiuditi nella tua stanza, stai lontano
dal fuoco e dal sangue. E assicurati che nessuno entri prima di domani
sera.
Ora possiamo
tornare al castello.”
La sera seguente
Brian diede l’addio a Lune: su sua richiesta venne seppellita dopo il tramonto
nella casa al limitare del bosco, scortata da tutti i membri del clan,
in una triste processione illuminata solo dalla luna piena.
La luce aveva
per sempre abbandonato la sua esistenza.
Brian poteva
inoltre sentire anche se non li vedeva, la presenza dei genitori di Lune.
Quella stessa
notte Brian salutò tutti i suoi familiari, prese armi e armatura
e, sellato il suo cavallo (non senza difficoltà) partì per
un lungo viaggio.
Vicino al cuore portava un gioiello, ricordo della sua amata.
Avrebbe voluto
prendere con sé la collana preferita di Lune, una bellissima gemma,
ma non l’aveva trovata.
Lungo
la strada, una voce prese forma nella sua mente:
“Figliolo, di
solito evitiamo quelli della tua razza, ma io so del tuo amore per mia
figlia, e che mai leverai la tua spada contro uno di noi, perciò
ti do la mia benedizione.
Che tu possa
essere sempre nostro amico e trovare la tua giusta vendetta. Addio.”
L’addestramento di Brian durò per circa vent’anni, nel corso dei quali imparò
a conoscere la sua natura vampirica, i suoi poteri, i suoi punti deboli.
Rese inoltre
un ghoul il suo cavallo Drambuie, scoprendo a spese del maiale di un contadino
che esso era diventato più aggressivo.
Ma il
suo cuore correva sempre a Lune e a sua sorella Christine.
La vita l’aveva
amareggiato e deluso, e raramente provava gioia nel fare qualcosa.
Solo quando
occasionalmente aiutava qualcuno nella sua situazione si risollevava un
po’, ma subito i ricordi tornavano, anche se giorno dopo giorno meno brucianti.
In una di queste
occasioni intralciarono i programmi di conquista di un altro vampiro, il
quale giurò di vendicarsi contro François e tutta la sua
discendenza, prima di fuggire.
Finalmente
dopo varie avventure il suo sire lo giudicò pronto per andare per
la sua strada, visto che non aveva più bisogno di lui.
Era il 1194 e Brian decise di tornare al castello del suo clan.
Si presentò
come un viandante, temendo che i suoi famigliari potessero spaventarsi,
e chiese ospitalità per la notte.
Quando gli si
fece incontro Christine non resistette all’impulso e corse ad abbracciarla.
Dapprima ella si mostrò entusiasta nel vederlo, ma poi esitò.
“Com’è
possibile? Il tuo volto è sempre uguale, solo più pallido.
Eppure sono passati 20 anni!
Cosa ti è
successo in tutto questo tempo?”
Brian le raccontò
a grandi linee le sue avventure, tagliando tutto quel che poteva apparire
sovrannaturale.
“Sei tornato
tardi, purtroppo. Nostro padre e nostro zio sono morti, e ora è
Angus a reggere il clan.
Mary si è
sposata con Albert Gordon, e Angus ha deciso di unificare i due clan sotto
il loro nome.
Io mi sono sposata
ed ho avuto due figli. Solo tu sei sempre uguale, la tua faccia porta ancora
il segno del tuo dolore.”
Brian volle
visitare le tombe dei suoi famigliari, poco distanti dal castello.
Al suo ritorno,
passò a salutare sua zia.
Bussò
più volte alla porta, senza avere risposta, e decise di entrare.
Una figura era
china sul letto della donna, assorto in ciò che Brian aveva visto
(e fatto!) fin troppe volte: la figura era un vampiro come lui, e si stava
nutrendo.
“Chi sei, e come osi attaccare la mia famiglia?”
“Finalmente
a casa! Hai intralciato una volta i piani del mio sire, ed ho ricevuto
l’ordine di fare in modo che ciò non possa più accadere;
così mi sono messo alla tua ricerca.
Portare all’inferno
con te la tua famiglia sarà un vero piacere!”
Nello scontro
Brian ebbe la meglio, e riuscì a gettare il nemico nel camino della
stanza.
Sua zia era però morta, e Brian si rese conto che avrebbe potuto tutelare
la sua famiglia solo allontanandosene per sempre.
“Questa volta
è un addio definitivo, fratelli miei. Partirò immediatamente;
non pensate male di me se non aspetto il funerale della zia, ma la mia
presenza qua è pericolosa per chi mi circonda.
Cercate di assicurarvi
al più presto l’appoggio dei Gordon, e fate attenzione, soprattutto
di notte.
D’ora
in poi, consideratemi morto, scordatevi della mia esistenza, e vivete felici.”
A malincuore
diede l’addio ai suoi, e voltando le spalle al castello pianse per l’ultima
volta
Si mise quindi
sulle tracce del prete e dei suoi alleati, senza però trovarli.
Incontrò invece un gruppo di altri vampiri… |